
Strada Statale Jonica 106. Terzo megalotto
38 chilometri che rafforzano il Corridoio Ionico
Inizio lavori
Maggio 2020
Stato di avanzamento
28%
Dati aggiornati a Marzo 2022
SDG Obiettivi di sviluppo sostenibile

Un progetto stradale chiave per lo sviluppo della mobilità del Sud Italia
Il progetto del terzo megalotto si sviluppa nella provincia di Cosenza: parte dall’innesto tra la Statale Jonica con la Strada Statale 534 a Roseto Capo Spulico e si estende per 38 chilometri, alternando tratti pianeggianti a terrazzi marini e altopiani intervallati da fiumare.
I primi 18 chilometri del tracciato si sviluppano lungo la piana di Sibari e i restanti 20 attraversano la catena Appenninica; necessario, pertanto, lo scavo di 5 chilometri di gallerie, oltre alla realizzazione di circa 6 chilometri di viadotti con pile di altezza maggiore di 40 metri e campate lunghe fino a 120 metri.
Il completamento del Megalotto 3 riveste un ruolo di particolare importanza strategica poichè l’infrastruttura è compresa all’interno della rete transeuropea TEN-T. Grazie a quest’opera il Corridoio Ionico andrà incontro a una vera trasformazione, diventando un’infrastruttura stradale di grande comunicazione che avrà una duplice funzione: collegare i litorali ionici della Calabria, della Basilicata e della Puglia, e fare da cerniera tra il sistema dei trasporti dell’autostrada A3 e le Puglie.
Il progetto è caratterizzato. lungo il suo sviluppo, dalla presenza di quattro svincoli (Sibari, Cerchiara-Francavilla, Trebisacce e Roseto), 15 viadotti (di cui otto in sezione mista acciaio-calcestruzzo e sette in acciaio e soletta in piastra ortotropa), tre gallerie naturali e 11 gallerie artificiali (prevalentemente con calotte in conci prefabbricati).
Il cantiere in numeri
Lunghezza della tratta (km)
38
Scavi (m3)
13.000.000
Calcestruzzo (m3)
1.533.460
Sostenibilità
Il progetto si inserisce nel piano di rilancio dell’economia partendo dalle grandi infrastrutture, che trasformano il volto del paese preparandolo al futuro. L’opera ha un profondo valore per chi abita nel territorio in cui si inserisce, sia perché circa il 60% delle persone impiegate proviene dalla Calabria sia per le opere di riqualificazione paesaggistica del Parco Archeologico di Sibari, dove sono stati individuati dei punti di osservazione e ripristinate le prospettive delle fondazioni delle antiche costruzioni.
Tra le misure adottate per ridurre l’impatto ambientale del progetto rientrano il ricorso a manufatti prefabbricati (come le calotte delle gallerie artificiali) che ha consentito di evitare il diverso e maggiore impatto dovuto alla circolazione delle betoniere; e la previsione di un bilancio zero nella gestione delle terre di scavo: saranno infatti utilizzate per costruire le opere in terra, come i rilevati stradali. Alla fine, dei 13 milioni di metri cubi di terre di scavo previsti ne rimarranno appena 250mila che saranno stoccati in un deposito definitivo.